mercoledì 25 marzo 2009

ASTERISMO



Breve post su alcune considerazioni relative all'incontro nella galleria "Come se" a San Lorenzo, rispetto all'intervento dell'artista Costantino A. Morosin.

L'arte di Morosin è suggestiva, egli prendendo spunto dalle nuove tecnologie di georeferenziazione, le utilizza in modo totalmente innovativo, alla ricerca (è il caso di dirlo) di una forma artistica. I suoi SIGNA mi hanno ricordato l'evento adamico dell'individuazione delle costellazioni e l'attribuzione a loro di segni e significati. In maniera analoga ai nostri progenitori col "naso all'insù", Morosin fa attraversare il globo dai "segni" della sua arte. Dapprima potrebbe apparire pretestuoso l'utilizzo del GPS, ma poi ci si accorge come nell'artista questa tecnologia, (questo strumento), dia risvolti molto interessanti, affatto banali, che come egli sottolinea sono ancora solo l'inizio. Questa ricerca solitaria, che potremmo definire pionieristica, aggiunta all'incoprensione degli altri e ad un probabile scetticismo, mi fanno tornare alla mente vecchie (e nuove) accuse rivolte all'architetto americano Gerhy riguardo la ben nota questione, se egli sia o meno un architetto piuttosto che un artista, uno scultore. E ancora, mi sovviene in mente anche la città della cultura in Galicia, progettato da Eisenman: lì l'architettura cerca di diventare paesaggio con le sue coperture organiche, che si instaurano nell'ambiente collinare spagnolo (rapporto tra natura e architettura e che in Morosin diventa tra arte e natura). In tutti questi discorsi, mi pare sia possibile individuare almeno due fili conduttori che si intrecciano: uno è il paesaggio, che cambia di significato cercandone una valorizzazione e che come fa notare il Prof Saggio, tale nuovo concetto di paesaggio "ribalta l'oggettivo in soggettivo e l'idea di estraneità in interiorità". Legato a questo, è l'altro: una nuova consapevolezza che la Terra (tutta) sia dominabile, a tal punto da consentire la realizzazione di super-sculture, come quella di Morosin che è senz'altro la più grande (almeno dimensionalmente) forma d'arte che l'umanità abbia mai pensato e prodotto. In maniera analoga all'introduzione della prospettiva nel Quattrocento -per la quale lo spazio è misurabile, quindi regolabile e conoscibile e dunque dominabile- i sitemi GPS di georeferenziazione ci stanno facendo entrare in una nuova definizione di spazio, in cui i puntini dei puntini delle figure di Morosin (pensate quasi come frattali) siamo noi: una forma d'arte che parte dall'uomo, arriva allo spazio e torna all'uomo.

immagine: una delle famose figure del sito peruviano di Nazca
video: propongo un divertente video sulla nuova tecnologia di Google Map


1 commento:

  1. Caro Albanese,
    vede noi ci inventiamo tutte queste cose (nel caso specifico L'incontro Morosin - come se - Margolies) affinchè lei e con lei e i suoi colleghi scrivano post come questi. Che mica sono letteraura, per noi architetti: sono progetti!

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