sabato 14 marzo 2009

LO SPAZIO DI PETER PAN


La prima lezione del corso del Prof. Saggio è stata entusiasmante e -a livello personale- sorprendente. Sono rimasto sorpreso del fatto che -come in quei giochi enigmistici che consistono nel ricostruire una figura collegando dei punti numerati- alcuni pensieri già da me autonomamente sviluppati, non solo fossero presenti a lezione, ma hanno trovato anche un "inquadramento metafisico" raggiungendo una maggiore  chiarezza. Mi riferisco ad esempio alla ricostruzione storica del cannocchiale di Galileo, e soprattutto a Brunelleschi, al quale subito ho collegato l'avvento della prospettiva, avendone compreso quella enorme  rivoluzione (che Zevi aveva presentato, in un suo libro sulle sette invarianti dell'architettura, con una simpatica vignetta). E' evidente che l'invenzione di uno strumento forte come quello della prospettiva, fosse  figlio del brusio di fondo, di una preesistente elevata temperatura che alla fine incendia, e -come il fuoco- muta lo stato delle cose, conquistando la modernità di cui abbiamo parlato a lezione. Tra l'altro anche Le Corbusier accenna al problema dello strumento, asserendo che "lo strumentario dell'uomo scandisce le tappe della civiltà, l'età della pietra, l'età del bronzo, l'età del ferro". Prima di Brunelleschi e Galileo, però, si ebbe un altro passaggio fondamentale, come sempre originato dall'avvento di potenti strumenti: mi riferisco al mondo greco, che vorrei citare sia per completezza di argomento, sia, soprattutto, perchè l'elemento acquisito a quell'epoca, fa parte, ancora oggi, della nostra vita. Da un certo momento in poi, l'architettura greca cambia, percorre una strada nuova: tra il 447 e il 432a.C. viene realizzato il Partenone la cui "variazione" dal modello fondamentale del tempio, "variazione di uno standard" come la definisce Le Corbusier, ha risvolti fondamentali. Ictino scopre -e ce lo dona- lo spazio, ossia la terza dimensione, la larghezza. Prima di quel momento infatti ciò che contava in architettura era la semplice presenza corporea. E, come prima parlavo del "brusio", non è un caso che in quegli anni il sofista Protagora affermasse "l'uomo è misura di tutte le cose". Un'architettura a misura d'uomo comporta però che non esista un sapere assoluto, oggettivo, valido sempre e comunque, poichè misura perennemente variabile. Se per i greci lo spazio significava dunque porre al centro di esso l'uomo (con tutte le implicazioni filosofiche che ciò comporta), oggi invece potremmo dire che lo spazio è informazione (applicazione di una convenzione a un dato), tanto che si potrebbe affermare che  il modo diverso di avvicinarsi alle cose, le cambia. E come pure giustamente il Prof. Saggio scrive, lo spazio varia pure al variare delle diverse fisiologie e contingenze (quello percepito da diversi animali e quello percepito dall'alto, dal basso, da sott'acqua, ecc.) e come confermerebbe Husserl noi tendiamo a organizzare lo spazio in relazione al nostro corpo, come pure per Georges Perec (prendendo spunto da Aristotele) che nota come “Il nostro sguardo percorre lo spazio e ci dà l’illusione della distanza. E’ proprio cosi che costruiamo lo spazio: con un alto e un basso, una sinistra e una destra, un davanti e un dietro, un vicino e un lontano…”. 
Illustrato questo punto il titolo del post sembrerà più chiaro. Esso ha un duplice significato: da una parte denota la capacità propria di Peter Pan di volare, cioè di potersi muovere nello spazio, svincolato dal riferimento a un piano, acquisendo una quarta dimensione, che rivoluziona, come già detto, il concetto di spazio. Il secondo significato, si riferisce invece all'isola che non c'è, il non luogo per eccellenza e dunque l'utopia!
Riflettevo sul fatto di come l'emergere della crisi favorisca -a causa dell'instabilità, prodotta dalla critica alla tradizione e dal conseguente insorgere del dubbio e di incertezze- la formulazione di teorie utopiche. Ad esempio, lo sviluppo del concetto di stato proposto da Platone nella Repubblica, con risvolti senz'altro utopici, sorgeva dalla crisi della democrazia ateniese del V secolo, colpevole di aver ucciso l'amico e maestro Socrate. Così, anche nel momento delle grandi crisi del secolo scorso si svilupparono diversi manifesti e quindi movimenti, portatori di nuovi ideali. Anche quando nel clima della controriforma, tra dominazione spagnola e inquisizione, Campanella si assunse il compito di "debellare tre mali estremi" (tirannide, sofismi, ipocrisia), le sue idee "eretiche" produssero il modello utopico de "la città del sole". 
L'individuazione della crisi, dunque, non è soltanto il momento per sviluppare nuovi strumenti (e viceversa), ma è anche il momento favorevole per proporre visioni alternative -magari anche irrealizzabili- che altrimenti sarebbero assurde e improponibili, censurando la possibilità di immaginare mondi differenti, e universi paralleli. Insomma la crisi è non solo il momento in cui si analizzano le difficoltà ma anche un'imperdibile occasione per cambiare società, divenute ormai obsolete, gravose e insostenibili.

1 commento:

  1. La lettura di questo post è molto ricca, stratificata, con belle svolte.
    L'ipotesi di lavoro finale, io credo, molto promettente.
    Buon Lavoro per il prosegueo

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