mercoledì 18 marzo 2009

EQUILIBRIO

Ieri pensavo al concetto di equilibrio e riflettevo su come, in fisica, la destabilizzazione di uno stato zero equilibrato, si riconduca -attraverso passaggi più o meno lunghi- ad un nuovo stato di equilibrio, differente dal primo, uno stato x, che può essere nuovamente destabilizzato e ritrovare un nuovo equilibrio nella conformazione x2 e così via. Per diversi secoli si è ritenuto che lo stato zero, ci fosse stato gentilmente tramandato dagli antichi per mezzo della tradizione, per individuare una maniera più perfetta, "buona e bella" -come direbbe il Vasari- da cui trarre modelli (o tipi), esenti da problemi soprattutto formali, difatto rilegando l'architettura a variazioni sul tema. Ma esistono però diverse "forme" di equilibrio, che l'architetto può e deve ricercare, non banalizzando tale ricerca ma riconoscendone la complessità per -come diceva Aldo Rossi- "non piombare nell’idiozia". Avere lo "stesso peso" non significa appiattimento, minimalismo, evitare elementi emergenti, ma piuttosto ricercare quella che il buon Lean Battista, identificava nella concinnitas (eleganza, ricercatezza, armonia). Certo è, che rispetto a seicento anni fa qualche cosa è cambiata, se non altro le avanguardie di primo novecento, hanno sradicato dai cervelli degli architetti quelle forme precostituite, ormai divenute esoscheletri dietro cui fuggire il terrore della crisi, che ancora nella stazione di Milano del 1931 cercava di arginarne l'incombente radicale cambiamento.

La perdita di basi sicure da cui poter partire, fu un salto nel vuoto che -con tutti i rischi che esso comporta- ha consentito all'architettura di spiccare il volo: un atto coraggioso cui la crisi aveva preparato il terreno. Perdere però quella certezza, quello scudo difensivo, ha costretto l'architettura ad autocriticarsi e ad individuare percorsi diversi da seguire: dall'enorme classizzazione cui la società industriale aveva portato, avverrà via via invece una singolarizzazione fino alla nascita delle vere democrazie e dell'uomo e della donna (specifico per sottolineare l'importanza dell'evento dell'emancipazione fimminile, fatto di importanza epocale) come individui. Il Novecento è stato un secolo molto denso di eventi, rapido nei cambiamenti, e forse sarà ricordato come il secolo dei cambiamenti. Oggi, figli di una duplice rivoluzione -industriale e informatica- più di allora sarà necessario e centrale il tema dell'equilibrio, non possedendo più quelle pratiche formule che consentivano la riuscita dell'operazione architettonica, né tantomeno manifesti da seguire, ma ogni progetto sarà una sfida a sé, in una ricerca continua che, come abbiamo detto, non può più finalizzarsi all'individuazione di uno stato di equilibrio per eccellenza, ma di uno possibile fra tanti.

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